venerdì 18 marzo 2016

esercizi spirituali: un modo per emarginare, confondere e plagiare i.....pochi fedeli

prima di entrare nel merito premetto che chi scrive ha vissuto in una famiglia zeppa di preti secolari e francescani, è credente, cristiano, cattolico battezzato anche se tendenzialmente anticlericale intendendo quel clero carrierista che ha sfruttato la religione per beneficiare di vantaggi prettamente materiali:  soldi e potere in primo luogo.

Detto questo, a scanso di equivoci, entriamo nel merito della questione: gli esercizi spirituali o, in genere, quei lunghi e noiosi monologhi che i religiosi propinano ai fedeli in preparazione dell'evento pasquale. Spesso i relatori sono persone affabili, preparate nel campo teologico e dotate di notevoli capacità dialettiche ed affabulatrici. Insomma parlano bene.

Ma cosa ci raccontano? In pratica ci raccontano, in una edizione integrale e stiracchiata, quello che domenicalmente ci raccontano i sacerdoti nelle omelie festive. Leggono, per lo più, un testo sacro, e poi lo commentano. A volte, ma molto raramente, collegando i loro soliloqui , ad avvenimenti routinari e usuali nella vita comune di tutti noi. Insomma parlano d'altro. E , per la verità, pochi riescono ad afferrare ed apprezzare tutti i concetti esposti. Alcuni, per la verità, dormono aiutati, in questo, sia dall'orario (generalmente è un dopo cena) che dalla location (chiese o saloni parrocchiali sproporzionati in grandezza, freddi e  semivuoti, illuminati dalla triste ma economica  luce al neon che profuma di incenso narcotizzante)

Il  fenomeno più paradossale sia dei relatori ginnico-spirituali che dei sacerdoti della domenica è che questi signori si sforzano di spiegare, ai fedeli componenti l' audience intorpidita e poco entusiasta di quella che dovrebbe essere la lieta novella , dei brani evangelici che, nel 99 %  dei casi, si spiegano da soli.

Si, perchè è necessario ricordare che il Signore in persona e i suoi discepoli (in persone) vivevano in un'era (2 mila anni fa) nella quale oltre il 95 % della popolazione era analfabeta; erano pescatori, braccianti, vagabondi, mercanti, mendicanti, lavandaie, panificatori, lestofanti, prostitute, aguzzini, usurai, nomadi, mattonai, palafrenieri, tintori ecc; si presuppone, quindi, che il linguaggio che dovevano (e sapevano) utilizzare fosse il più semplice e umile  possibile.

Perchè allora questi moderni relatori ci vogliono tediare con discorsi teologici e per nulla riconducibili ai nostri comportamenti quotidiani. In altre parole, discorsi incomprensibili alla massa dei fedeli lontani persino dagli scritti evangelici, discorsi fatti quasi per allontanare il fedele dalla verità, dal godimento della meravigliosa semplicità della parola di CRISTO.

Facile pensare a Martin Lutero che venne scomunicato anche perché tradusse la Sacra Bibbia  in tedesco, un linguaggio volgare, popolare che consenti' all'intero 'popolo germanico di leggere e capire il messaggio di Gesù senza la necessità che un sacerdote spiegasse loro cosa ci fosse scritto in quel (fino ad allora) misterioso  Testo. La gente lesse la Bibbia, la capì e decise di seguire Lutero nel suo progetto di rinnovamento della Chiesa.

Proprio ieri sera sono stato presso la parrocchia di S Ernesto a Palermo. Li si svolgeva (dalle 21 e 15 in poi) il 3° incontro con padre Naro (relatore superbo) che ha tenuto sveglia ( a stento) una esigua platea di fedeli ultracinquantenni  per parlare, per poco meno di  2 ore, del .....perdono. Gesù ha detto che bisogna perdonare chi ti fa un torto. E bisogna farlo per 490 volte (70 volte 7). Mi dite voi cos'altro c'è da aggiungrere se non che il perdono, per essere tale,  deve essere sincero? Credo nulla. Eppure il giovane e pallido padre Naro è riuscitu a parlarci 2 ore di fila di questo perdono. Per certi versi, un genio.
Ma cosa abbia detto io, sinceramente, seppure non avessi dormito, non ne ho la più pallida idea!
..Quando si parla di geni incompresi!

amedeo contino

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con te.
La Domenica spesso mi addormento quando il sacerdote spiega il vangelo
che è chiarissimo e c'è poco da aggiungere.
Il sarcedote ha commentato il vangelo senza dire praticamente niente di nuovo.
Ma a volte mi apre la mente a qualcosa di nuovo a cui non avevo mai pensato.
Morale della favola.
Bisogna prendere anche quelle briciole di nuovo che ci sono, a condizione però di riuscire a non addormentarsi.
Raramente però mi è capitato di sentire un oratore che ha attirato la mia attenzione.

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo , penso che il Vangelo vada reso più attuale , per esempio nella parabola del buon samaritano bisogna spiegare che viene aiutata una persona equivalente ad un emarginato dalla società attuale ( come un immigrato clandestino o un rom) , Gesù contestava
tutte le regole imposte dai sacerdoti, frequentava i reietti della società ed addirittura era loro ospite a pranzo! Questo messaggio rivoluzionario non si comprende dalla semplice lettura del Vangelo perché non si parla del contesto sociale molto diverso dal nostro.
Certo è difficile trovare sacerdoti che seguano questo spirito ma l'obiettivo secondo me sarebbe questo