domenica 12 novembre 2017

A me piace il sud

Diego Fusaro
“Ad esempio a me piace il Sud”. Così cantava Rino Gaetano. Mi permetto di essere d’accordo con lui. Anche a me, ad esempio, piace il Sud. E non per la semplice ragione – già di per sé valida – per cui, per mia natura, parteggio sempre per i vinti e non per i vincitori: il Sud è stato sconfitto, e quella che resta, ad oggi, l’aggressione violenta e sanguinaria che ha subito continua a essere celebrata enfaticamente come “Risorgimento” e “unificazione”.

Ad esempio a me piace il Sud anche per altre ragioni, non meno valide credo. Non solo per una soggettivissima motivazione, da cui pure non posso fare astrazione: come Goethe, ritengo anch’io di poter dire di me di sentirmi un caldo animo mediterraneo gettato in un freddo corpo del nord.

Rino Gaetano
Non si fraintenda questo mio discorso. Non ho alcuna intenzione di favorire l’ennesimo scontro in orizzontale: come se, dopo destri e sinistri, migranti e autoctoni, eterosessuali e omosessuali, fosse ora il turno di nord e sud. Lo scrivente è fermo sostenitore dell’interesse nazionale, da Torino a Trapani, da Bolzano a Catanzaro, da Aosta a Lecce.

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Ad esempio a me piace il Sud perché – e reputo questa la ragione più importante – resiste ed è meno facilmente permeabile alla postmodernizzazione capitalistica dei costumi, dell’immaginario e degli stili di vita. Il Sud è – diciamolo – meno facilmente sussumibile sotto il nuovo ordine reale e simbolico: tutta una lussureggiante gamma di tradizioni e di credenze, costumi e stili di vita (essi stesso spesso non esenti da contraddizioni) rivelano una scarsissima compatibilità con i codici della postmodernità liquido-finanziaria tarata per individui cinici e isolati, post-identitari e post-tradizionali, consumisti e svuotati di ogni credenza che non sia quella nel libero mercato.

Pur con le sue contraddizioni, il Sud è ancora in larga parte distante dall’organizzazione postmoderna della vita e del pensiero: è ancora tradizionale e comunitario, ha le sue lingue e le sue usanze. È, anche per questo, un’isola felice di resistenza alla postmodernizzazione capitalistica che ha già letteralmente colonizzato cuori e menti al Nord. Da questo punto di vista, è al Sud che dobbiamo guardare. Con rispetto e gratitudine. Ci insegna a resistere. Non tutto è perduto.

Diego Fusaro
Fonte: www.interessenazionale.net

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