venerdì 13 febbraio 2009

tema: il cancellino


Da tempo oramai non frequento un’aula scolastica e non so neppure se le attuali suppellettili che ornano questo ambiente siano le stesse di una volta. Di tutto quello che c’è oggi in una classe, quello che mi incuriosisce di più è sapere se esiste ancora il cancellino.

Il cancellino, per quei pochi che non lo sapessero, era fatto da una lunga striscia di panno grigio arrotolata a mo’ di chiocciola o di fossile tipo ammonite. Il cancellino veniva usato, appunto, per cancellare le scritte in gesso sulla lavagna di ardesia, nera.

Questo, in effetti, era lo scopo principale della sua creazione, ma poi, in pratica, lo si utilizzava per ben altro. Soprattutto per lanciarselo (anzi tirarselo) addosso. Tra una lezione e un’altra. A volte durante.

Il bersaglio, una volta colpito, portava in giro un tatuaggio bianco a spirale che, sebbene spolverato, non scompariva mai completamente. Ed era usuale vedere in giro per il corridoi, durante la ricreazione, bimbi e ragazzi, bimbe e ragazze con tale patacca bianca sul petto, sulla schiena sulla gonna. Ovunque. Anche sui capelli.

Il cancellino era sempre intriso di gesso. Non ricordo di averne mai visto uno nuovo. Nessuno conosce il vero colore del cancellino. Qualcuno ipotizza che fosse persino nero.
E appariva senza limiti la sua capacità di assorbimento del gesso; se lo si spolverava si formava una nube tossica gigantesca. Ma mai si riusciva ad estrarre tutto il gesso contenuto. Una vera cava.

Quando invecchiava, il cancellino, si scioglieva, si srotolava. E si utilizzava aggruppandolo nel pugno in un ammasso scomposto. Ma era in queste condizioni che il suo uso principale appariva più efficace. Insomma il cancellino, conciato così, cancellava meglio. Forse perché venivano alla luce angoli interni (e vergini) della sua struttura. Certo che però, in tali condizioni, perdeva la sua caratteristica di strumento di offesa.

Il cancellino era anche un trofeo di guerra. Mentre in alcune classi mancava, in altre se ne potevano avere 3 o 4. Tutti bottini di guerra.

Qualche volta il cancellino di ordinanza veniva sostituito da tristi cuscinetti paffuti. Estremo era il ricorso alla carta accartocciata. Ma nessuno si è mai affezionato a questi succedanei. Il cancellino era insostituibile. Nel cuore, nelle menti e sui cappotti.

(pippo vinci)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Uno dei miei simpatici pargoli -età nove anni- conferma l'esistenza del cancelino come tu hai descritto e ha confessato che lui e i suoi compagni ne fanno oggetto di lancio, cercando, però, di nascondere le tracce di questo misfatto.
Tale operazione di occultamento a loro riesce molto meglio perché, nostri tempi, -non pensavo mai di scrivere una cosa del genere- almeno alle scuole elementari, era in vigore il grembiule di quel bel cotone pesante che non ce ne sono più, ad alta capacità assorbente e soprattutto di colore scuro, perché "così lo sporco si vede poco".
Grazie di avermi ricordato battaglie di cui avevo perso memoria, ma molto più divertenti di quelle per un pezzo di terra, o, per esempi più recenti, per un pugno di dollari.
Stefania

Anonimo ha detto...

Ottimo articolo e di ottima fattura.
Il cancellino si usa ancora.
rex

Anonimo ha detto...

ma lo sai che a napoli si chiama "cassino"?? chissà perché!
irene

Anonimo ha detto...

cassino? Che bello! chissà come si chiama in altre regioni!

fabio

Anonimo ha detto...

Mi facevo la stessa domanda, oggi con lavagne luminose o bianche con pennarelli colorati...per quanto durerà l'uso del gesso e del cancellino? ..bell'articolo..reale